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Un’associazione finalizzata ad acquisire crediti di imposta quale corresponsione dell’attività di sanificazione dei locali, in realtà mai effettuata e in un secondo momento a cedere i crediti a Poste Italiane o in ogni caso a monetizzarli, sfruttando la normativa emanata nel periodo Covid-19 con un sistema articolato che ha consentito loro di ottenere in modo illecito introiti di danaro di importi considerevoli.

Hanno avvicinato un numero considerevole di imprenditori e di professionisti su scala nazionale, proponendo loro lo svolgimento di attività di sanificazione e di adeguamento locali, per ottenere la cessione del credito di imposta. Un’organizzazione con compiti prestabiliti e che ha portato la Guardia di finanza di Catanzaro a notificare il provvedimento, vergato dal gip Gabriella Pede di sospensione delle attività di impresa e professionali per la durata di 12 mesi a due imprenditori e a un commercialista e a 6 avvisi di garanzia (LEGGI). Tre i promotori dell’associazione: Damiano Buoncore, titolare della ditta individuale Dgr Service Construction, che formalmente si è interfacciata con gli imprenditori interessati dalla cessione del credito di imposta, utilizzata per l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, oltre che per l’esecuzione di tutti gli adempienti necessari all’acquisizione e successiva cessione dei crediti.

Fatture per operazioni inesistenti

Buoncore, secondo la Procura di Catanzaro, si è procurato una parte dei crediti inesistenti per mezzo della Dgr e dalla Khristal srl per un ammontare complessivo di 96mila euro. Secondo le ipotesi di accusa, ha provveduto alla cessione di crediti di imposta illecitamente acquisiti direttamente a Poste Italiane Spa per un importo complessivo di 995.742,97 euro e ha effettuato compensazioni con crediti inesistenti per un ammontare di 34.864,29 euro. Anche il commercialista Antonio Macrì ha un ruolo di organizzatore nell’associazione, riveste l’incarico di consulente e depositario delle scritture contabili della Dgr, possiede le conoscenze tecniche necessarie alla gestione delle operazioni attestate dalla ditta di Buoncore e nel corso delle indagini tecniche è risultato particolarmente attivo nelle relazioni con le imprese che ne hanno acquistato il credito, impegnandosi personalmente nella predisposizione a posteriori di documentazione amministrativa relativa alla cessione del credito.

Gli imprenditori contattati su scala nazionale

All’interno dell’associazione il professionista Enrico Dandolo risulta essere il maggior beneficiario dei crediti di imposta ceduti dalla Dgr, acquisisce per sè e per le imprese a lui riconducibili una quota consistente del credito 675mila euro, ha svolto un ruolo attivo nella gestione dell’illecito sistema di captazione del credito di imposta già nelle sue fasi iniziali, operazione di cui ha beneficiato personalmente con le società di cui è legale rappresentante. Vito Michele Loprieno ha rivestito un ruolo da protagonista, schierandosi in prima linea nell’attività di reclutamento dei clienti, acquisizione dei crediti e nella ricerca di soluzioni atte alla monetizzazione dei crediti acquisiti. E’ direttamente interessato a vicende legate alla gestione dei crediti da parte della Dgr, riguardo ai proventi e alle utilità da questa realizzati, quale destinatario di crediti, di imposta precedentemente acquisiti illegittimanente dalla Dgr per un importo di 250mila euro, prova infruttuosamente la cessione dello stesso credito a Poste Italiane e successivamente lo trasferisce alla società di Ingegneria Applicata srls, un’impresa da lui rappresentata, che a sua volta è destinataria di un ulteriore credito proveniente dalla stessa Dgr per un importo di 300mila euro.

Ma un ruolo attivo ce l’ha anche Rossana Loprieno, figlia di Vito Michele, intercettando imprese clienti cui proporre l’associazione del piano pandemico legato alla cessione del credito di imposta, lei ha un ruolo di partecipe, così come anche  Luigi Vellone Patrick Olivieri, e Mauro Silvano. Per il gip sussiste l’associazione a delinquere finalizzata alla fraudolenta acquisizione e successiva cessione dei crediti di imposta. Gli indagati hanno contattato molteplici imprenditori sul territorio nazionale e hanno proposto loro lo svolgimento di lavori di sanificazione a causa della pandemia da Covid 19 da parte della società Dgr di Buoncore. Gli imprenditori avrebbero pagato i lavori di sanificazione mediante cessione del credito di imposta: molto spesso fidandosi di Buoncore, cedevano le proprie credenziali, hanno “offerto” il credito di imposta anche se i lavori di sanificazione e adeguamento locali non siano mai stati effettuati. E ciononostante venivano emesse le fatture di fantomatici lavori di sanificazione.

La truffa

Gli indagati non rispondono solo di associazione a delinquere, ma anche di truffa per aver strumentalizzato l’erogazione dei crediti di imposta con raggiri consistiti nell’offrire fittiziamente per conto della Dgr prestazioni di sanificazione di locali ad imprenditori e professionisti sparsi su tutto il territorio nazionale, nell’inoltrare comunicazioni mendaci all’Agenzia delle entrate a nome di clienti, nelle quali dichiaravano contrariamente al vero di aver sostenuto spese e quindi simulavano la maturazione a carico di questi soggetti dei requisiti per l’ottenimento del bonus fiscale. E ancora nell’emettere fatture per operazioni inesistenti procurandosi un ingiusto profitto consistito nell’ottenere crediti di imposta inesistenti per un valore pari a 2.099.100 euro con ingente danno per l’Erario. Al solo Damiano Buoncore si contesta di avere emesso fatture per operazioni inesistenti: “in qualità di titolare della ditta individuale Dgr per consentire a terzi di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, emetteva fatture per operazioni inesistenti per un importo imponibile complessivo di 4.373.809,72 e un’imposta sul valore aggiunto pari a 218.690,28”.

La segnalazione all’Agenzia delle Entrate di Catanzaro e l’indagine della Finanza

L’attività investigativa è scattata su segnalazione dell’Agenzia delle Entrate di Catanzaro, che ha ricevuto una denuncia dal titolare di una ditta individuale di tentata frode fiscale, riferendo che nei mesi precedenti era stato avvicinato da Patrick Olivieri, il quale lo informava che a fronte delle difficoltà lavorative provocate dalla pandemia, lo Stato aveva messo a disposizione un credito di imposta che avrebbe potuto cedere ad una società, in cambio della sistemazione del suo bar. Il titolare credendoci consegnava le proprie credenziali Spid all’indagato per poter accedere al suo cassetto fiscale e “perfezionare” la pratica, ma non ha sottoscritto il contratto. Ed è stata la consulente del titolare della ditta ad accorgersi di tutto: all’interno del sistema di interscambio ha visto la fattura per un valore di 80mila euro con la dicitura: “piano pandemico Covid 19 sanificazione e organizzazione dispositivi Covid 19” La consulente si è accorta immediatamente della fittizietà dei dati riportati sulla base dell’inesistenza di un piano pandemico predisposto dalla sua cliente nel 2020, della sproporzione tra il valore della fattura e la realtà economica della ditta destinataria del documento e della mancata effettiva cessione del credito del titolare.

 

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