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Bankitalia: il giro di vite sul Superbonus non basta, oltre allo stop delle cessioni è da valutarne l’abolizione pre-termine visti i costi pubblici.

Secondo la Banca d’Italia il Decreto Taglia incentivi (DL 39/2024) «rappresenta un passo necessario per ridurre l’incertezza sui costi del Superbonus», ma se «neppure le nuove restrizioni dovessero frenare l’accumularsi dei crediti, l’unica via che rimarrebbe da percorrere sarebbe l’eliminazione del Superbonus prima della sua naturale scadenza alla fine del prossimo anno».

L’agevolazione quest’anno è al 70% e scenderà al 65% nel 2025, generando però un costo superiore alle stime, ormai non più sostenibile.

Numeri alla mano, dunque, vediamo perché è urgente una riforma dei bonus edilizi e persino uno stop pre-termine del Superbonus.

Impatto Superbonus: il gioco non vale la candela

In due diverse audizioni parlamentari (la prima sul decreto legge 39/2024 e la seconda sul DEF), Bankitalia sottolinea l’impatto sui conti pubblici della cessione dei crediti e si pronuncia in modo netto sull’urgenza di risolvere la situazione una volta per tutte.

Nonostante l’impatto significativo sull’andamento del settore costruzioni (con investimenti al 64% del PIL), non sono mancati oneri «assai ingenti» per la finanza pubblica. Inoltre, per la Banca d’Italia, l’impatto dei bonus edilizi sul comparto edile «non è di semplice valutazione».

In primo luogo, perché «una crescita del settore sarebbe presumibilmente avvenuta comunque». In altri termini, «gli incentivi potrebbero aver fornito agevolazioni anche a lavori che sarebbero stati effettuati in ogni caso (circa un quarto degli interventi edilizi agevolati non ha avuto natura aggiuntiva). Pertanto, si può escludere che:

l’aumento delle entrate abbia compensato quello delle detrazioni concesse.

Dal punto di vista ambientale, infine, il rapporto tra costi e benefici risulta sfavorevole rispetto ad altre tipologie di intervento.

I costi eccessivi del Superbonus

Inizialmente, il costo atteso era pari a meno di 2 punti percentuali del Prodotto Interno Lordo. Solo i crediti maturati nel 2021-2022 sono invece stimabili oggi, rispettivamente, nell’ordine dell’1 e di quasi il 3% del PIL. In base ai dati Istat, l’impatto preliminare per il 2023 è intorno al 3,7% del PIL.

La stima del Governo è passata da 0,7 punti del PIL del DEF 2023 all’ 1,8 punti della NADEF 2023 e al 3,7 del DEF 2024, «un valore di oltre cinque volte superiore» a quello stimato dal DEF 2023.

In tutto siamo già quasi all’8% del PIL, e bisogna ancora aggiungere i costi relativi al biennio 2024-2025, il cui importo è di difficile valutazione allo stato attuale, data anche l’incertezza sugli effetti delle recenti modifiche normative.

La contabilizzazione della spesa

Due elementi hanno pesato sull’impatto di bilancio: un numero di ristrutturazioni elevato e poco efficiente, e una notevole sottostima dei costi, anche dopo la necessità di ri-contabilizzazione i costi in base alle decisioni europee.

Eurostat l’anno scorso ha stabilito che i crediti d’imposta Superbonus fosse da considerare “pagabili” e quindi da contabilizzare interamente nel bilancio relativo all’anno di maturazione. Questo ha provocato una correzione in corsa, mentre con le regole precedenti il Superbonus veniva spalmato su quattro anni.

Non solo: i numeri sono vistosamente cambiati anche successivamente (da 1,8 a 3,7 punti di PIL).

«Alla difficoltà di prevedere ex ante l’impatto del Superbonus sul gettito – rileva Bankitalia – ha contribuito sia la sua eccezionalità, in termini di elevata generosità dell’incentivo e di modalità di fruizione, sia la sua natura automatica, che rimette l’utilizzo interamente alle scelte individuali di un’ampia platea di potenziali beneficiari. A ciò si è aggiunta la mancata predisposizione di un efficace sistema di monitoraggio».

Insostenibilità del Superbonus e ipotesi di stop

Il decreto 39/2024 ha eliminato dal 30 marzo tutte le deroghe alle cessioni dei crediti d’imposta, «un passo necessario per ridurre l’incertezza sui costi del Superbonus». Già l’anno scorso era stata introdotta una stretta con il decreto legge 11/2023, che però non ha arginato sufficientemente il fenomeno; esperienza in base alla quale sconsigliare allentamenti rispetto al testo originale. Anzi:

se neppure le nuove restrizioni dovessero frenare l’accumularsi dei crediti, l’unica via che rimarrebbe da percorrere sarebbe l’eliminazione del Superbonus prima della sua naturale scadenza alla fine del prossimo anno.

Riforma dei futuri bonus edilizi

Via Nazionale propone anche alcune considerazioni per i futuri bonus edilizi (probabili, viste le leggi europee sull’obbligo di riqualificazione energetica degli edifici residenziali nell’ambito della Direttiva Case Green):

  • la spesa per i crediti d’imposta di entità rilevante e caratteristiche innovative dovrebbe prevedere tetti complessivi (come quelli stabiliti dal DL 39/2024 per le zone terremotate) e per beneficiario;
  • le aliquote non dovrebbero mai avvicinarsi al 100%;
  • il monitoraggio dei costi dovrebbe poter avvenire in tempo reale;
  • le risorse dovrebbero limitarsi ai nuclei a basso ISEE ed abitazioni meno efficienti in termini energetici;
  • un mix di strumenti sarebbe preferibile, affiancando a detrazioni e crediti d’imposta forme di sussidio diretto (appropriate per i soggetti incapienti) e di sostegno all’accesso al credito (utili per chi ha solo vincoli di liquidità).

 

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