diPietro Gorlani
Nuovi limiti per le polveri fini. Esulta Legambiente, Regione preoccupata: serve più tempo
Se da un lato l’Europa tende la mano agli agricoltori proponendo di ridiscutere certe norme troppo penalizzanti, dall’altra tira dritto sul tema della qualità dell’aria, dimezzando (dal 2030) la concentrazione annuale di polveri sottili, ossidi d’azoto, anidride solforosa. La decisione assunta a inizio settimana dal Parlamento Europeo richiederà enormi investimenti nel bacino padano e in provincia di Brescia, che detiene il record di aziende siderurgiche e di allevamenti (il 28% di quelli lombardi).
Ma ce un problema. Lo smog nel Bresciano negli ultimi 20 anni è calato del 40% (la media annuale di PM10 è passato dai 51 microgrammi a mc del 2003 ai 31 del 2023) ma stando ai modelli previsionali di Regione, nei prossimi 6 anni potrà diminuire al massimo del 10%, così come nel resto della Lombardia. Per questo le regioni del nord hanno chiesto proroghe.
«Oggi i nuovi limiti si raggiungerebbero solo con l’eliminazione del 75% dei veicoli circolanti, degli impianti di riscaldamento metano, delle attività industriale e riducendo del 60% i capi di bestiame» ha ribadito più volte l’assessore regionale all’Ambiente Giorgio Maione. Contrari alle proroghe le associazioni ambientaliste, con in testa Legambiente, che chiede molti più incentivi per migliorare la qualità dell’aria. «Basta con le deroghe: è il momento per la Lombardia di ridurre significativamente la portata di tutte le fonti inquinanti per tutelare la salute dei cittadini e favorire uno sviluppo economico più sostenibile» commenta Barbara Meggetto, presidente regionale di Legambiente.
La decisione presa dal parlamento Ue con 156 voti di vantaggio, corona un lungo percorso di negoziazione con gli stati membri, che avranno due anni di tempo per applicare le nuove norme. La concentrazione media annua di PM10 dovrà passare da 40 a 20 microgrammi per ogni metro cubo d’aria (quella giornaliera scenderà da 50 a 45, con un bonus di sforamenti di 18 giorni, non più 35). Identico dimezzamento per il biossido d’azoto (NO2) mentre per il PM2,5 il calo sarà più drastico: dagli attuali 25 microgrammi a 10. Inoltre gli indici di qualità dell’aria dovranno essere comparabili, chiari e disponibili al pubblico. Saranno inoltre istituiti più punti di campionamento nelle città. In caso di violazione delle nuove norme nazionali di applicazione della direttiva, le persone colpite dall’inquinamento atmosferico potranno intraprendere azioni legali e ricevere un risarcimento se dimostreranno che loro salute sarà stata danneggiata. E i danni da smog sono già stati dimostrati dalle autorità sanitarie: un migliaio l’anno le morti premature per inquinamento atmosferico evitabili solo nel Bresciano.
Legambiente torna quindi a chiedere una vera svolta, «un approccio integrato che tenga insieme le scelte infrastrutturali, il deciso miglioramento del trasporto regionale, il miglioramento dello stile di vita dei cittadini, i problemi della congestione urbana, le emissioni dovute all’eccessiva intensità degli allevamenti».
Anche la sindaca Laura Castelletti lunedì a Milano ha sottoscritto «il patto dei sindaci per una pianura che respiri». I primi cittadini di tante città del nord (da Milano a Venezia) si sono impegnati a sostituire tutte le caldaie comunali a gasolio, a continuare a piantumare nuovi alberi, a promuovere misure per diminuire il peso del traffico. Ma chiedono a Governo, Regione ed Europa molti più fondi. Questo è un aspetto dirimente. Servono innanzitutto per l’efficientamento degli edifici, affinché riducano i consumi (una strada decisa dall’Ue che assicura lavoro al comparto edilizio); in secondo luogo va potenziato il trasporto pubblico. E serve anche una migliore gestione degli effluenti zootecnici
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