“Una truffa di Stato”, un no netto non tanto al Ponte sullo Stretto quanto ad “una operazione affaristica che serve solo a certe lobby”. E’ condensata in questa parole la parabola del leader di Sud chiama Nord Cateno De Luca sulla grande opera. Ma parole ne ha spese molte di più ieri sera dal palco di Torre Faro insieme al sindaco Federico Basile, al direttore generale Salvo Puccio e al vicesindaco Salvatore Mondello per spiegare le ragioni della “giravolta” da sostenitore dell’infrastruttura ad oppositore.
E lo ha fatto con lo stile alla quale ci ha ormai abituati da anni: attaccando chi ora lo attacca. A cominciare dalla deputata Matilde Siracusano “eletta in Piemonte”, al marito presidente della Regione Calabria “che non si sa fare nemmeno i fatti suoi, come quando è venuto a Messina per sostenere la candidatura a sindaco di quel galantuomo di Maurizio Croce (arrestato a marzo per corruzione, ndr)”. Ma soprattutto contro il presidente della Regione Renato Schifani per “lo scippo consentito di un miliardo e 600 milioni dal fondo di sviluppo e coesione per fare il ponte mentre tutto il resto non si farà più”.
Una delle cose che secondo De Luca non si potrà affrontare ad esempio è l’emergenza idrica. “Sull’acqua abbiamo fatto progetti che in questa città non c’erano. Bene, mancano 50 milioni… Abbiamo partecipato a tutti i bandi possibili e immaginabili ma se bandi non ne escono più perché non ci sono soldi e non ci saranno per i prossimi anni cosa dovrebbe fare un sindaco? Questo bisogna dire a chi dice che facendo il ponte si farà poi tutto il resto. Dicono che le cose non sono collegate? Ma se il fondo di sviluppo e coesione lo rapinano per fare il ponte è ovvio che soldi non ce ne sono più per tutto il resto”.
Ma Cateno De Luca ha smontato anche le “speranze” del contributo economico dall’Unione Europea. “Per finanziare un’opera del genere bisogna fare una valutazione costi benefici. Insomma bisogna fare il progetto non del ponte ma di tutto ciò che è connesso al corridoio Berlino Palermo, vedere quanto costa e vedere tutto quello che è stato previsto. Se già per fare il ponte non si quanto si impiegherà, come si può sperare di avere il finanziamento? Questo tanto per chiarire qual è l’ulteriore bluff che la Lega sta portando avanti. Non abbiamo pregiudizi sul ponte – ha precisato De Luca – ma come il buon padre di famiglia dobbiamo sapere quando costa. E’ come se dovete fare una casa… Questo è l’abc, si chiama buon senso. Perché non si è proceduto a fare prima una progettazione, ottemperare a tutte le criticità che sono emerse, dopo di che calarla nella città e fare le opportune valutazioni. Non si può fare una progettazione definitiva con una cartografia di quindici anni fa. E sapete come finirà? Dopo aver speso milioni di euro in incarichi e consulenze ci diranno che il Ponte non si può fare e oltre al danno subiremo anche la beffa della penale relativa alla risoluzione del contratto”.
Di vero c’è solo che la parola “ponte” è stata inserita nello Scandinanvian Mediterranean Corridor: Villa San Giovanni – ”Messina motorway, passanger’s rail line, freight rail line“, ma – così come ribadito dagli ambientalisti – chiunque dica che l’Europa è pronta ad avallare e metter sul tavolo i soldi per il progetto definitivo elaborato dalla concessionaria, Stretto di Messina SpA e dal general contractor Eurolink sta abusando della credulità e dell’intelligenza degli italiani.
E invece sulle “sorprese” emerse leggendo le “carte” relative alla progettazione che si è soffermato anche il sindaco Federico Basile (nel video parte dell’intervento) rivendicando il suo ruolo di “tutore” della città.
“Questo non è un incontro per dire sì o no al Ponte – ha detto Basile – perché ognuno ha la sua idea. Il Ponte può avere un senso se parla con il territorio ma quello che ci è stato dato sulla scrivania non è un progetto che parla con il territorio. E’ lo stesso progetto del 2012, non si può pensare di prendere un documento di dieci anni fa aggiornarlo cambiando la data e dire che quello è il progetto del ponte di Messina. Noi oggi ci stiamo trovando a discutere su carte che non sono aggiornate e non è dunque accettabile sentire dire che apriamo i cantieri a luglio perché a giugno si vota”.
E a chi gli rimprovera il voltafaccia rispetto al progetto: “Nel mio programma elettorale c’è scritto che il ponte può venire solo dopo la normalizzazione della città ma se la città non è in grado di gestire l’ordinario figuriamoci lo straordinario”.
Per il sindaco Basile, insomma, quella prodotta è una documentazione scollata dalla realtà del territorio e le criticità sono già state segnalate nelle varie sedi, a Roma come in commissione consiliare. Le cantierizzazioni sono l’ostacolo maggiore da affrontare. ”Un sindaco non può permettere che la città venga invasa da un’opera che non ha alcun dialogo con il nostro territorio. Tanti si sono scandalizzati per gli espropri a Contesse, pensando che fosse una questione che riguardava solo Torre Faro. In realtà ci sarà anche una galleria da Gazzi a Papardo che starà 6-7 metri sotto le nostre case. Cosa succederà? Non è pensabile che si prenda carta e penna e si ragioni senza ascoltare nessuno. La mia non è una posizione preconcetta ma nasce dalla necessità che le cose si facciano nel rispetto delle persone. Prima Messina non è uno slogan, è la verità”.
A dare manforte il vicesindaco Montello e il direttore generale Puccio. “La verità è che avevano fretta di chiudere la partita ma un’opera di questa importanza non può essere legata ad un ragionamento politico. Va coordinata con chi il territorio lo vive e non calata dall’alto come è stato fatto”.
“Guardando la planimetria – ha detto Puccio – non esiste un’opera ma le opere con decine di cantieri in tutta la città. Già per i lavori del raddoppio ferroviario fra qualche mese troveremo mezzi che impatteranno sulla statale senza che noi ne sapessimo nulla. Utile o non utile che sia questo ponte, Messina ha bisogno di capire come e con chi si dovrà confrontare per i prossimi dieci anni”.
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