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ANSA

Il passaggio a un’economia più pulita e sostenibile sta accelerando la corsa all’innovazione in Europa. Lo dimostra anche lo studio su finanziamento e commercializzazione delle tecnologie pulite e sostenibili, realizzato congiuntamente dall’Ufficio europeo dei brevetti (Ueb) e dalla Banca europea per gli investimenti (Bei). I dati si concentrano sul panorama dell’innovazione tecnologica pulita, analizzando le aziende cosiddette cleantech, che commercializzano nuove tecnologie pulite e sostenibili, protette da brevetto, mettendole a confronto tra i vari Paesi europei, ma anche con i concorrenti negli Stati Uniti.

I brevetti svolgono un ruolo importante nel processo di commercializzazione delle tecnologie pulite: in particolare le aziende con meno di 5mila dipendenti tendono a commercializzare autonomamente le proprie tecnologie brevettate, mentre le società più piccole spesso collaborano con partner commerciali o altre entità. Stando allo studio, oltre il 70% degli innovatori dell’Unione europea che brevettano tecnologie pulite e sostenibili hanno meno di 5mila dipendenti. Quasi un terzo di loro (principalmente piccole imprese e mid-cap) dà priorità al proprio mercato nazionale mentre due terzi considerano l’Unione europea come il principale mercato di espansione per il futuro.

Il rapporto dal titolo Financing and commercialisation of clean and sustainable technologies sottolinea come l’Unione europea stia contribuendo a più di un quinto delle invenzioni di tecnologie pulite di alto valore in tutto il mondo, e che – a livello regionale – la Germania e la Francia sono i Paesi che hanno fornito il maggiore apporto. Su scala globale, Giappone, Stati Uniti e Cina rimangono attori di primo piano, con la Cina in rapida crescita negli ultimi anni nel settore cleantech. Ma oltre il 22% delle tecnologie pulite e sostenibili di tutto il mondo è sviluppato nell’Unione europea.

Dal 1997, sono più del 12% le invenzioni registrate in tutto il mondo che si riferiscono al campo delle tecnologie pulite e sostenibili, con le tecnologie energetiche a basse emissioni di carbonio in testa, seguite da importanti depositi di brevetti per mobilità sostenibile e alternative alla plastica, nonché per le tecnologie di adattamento ai cambiamenti climatici e la fabbricazione pulita.

L’accesso ai finanziamenti è una sfida particolarmente critica per le piccole imprese cleantech europee: i brevetti possono fungere da strumento per attrarre finanziamenti, poiché la maggior parte delle imprese li considera importanti per attrarre venture capitalist (VC) o come garanzia per i finanziamenti a debito. Le aziende cleantech dell’Ue incontrano maggiori difficoltà rispetto a quelle statunitensi nell’ottenere finanziamenti per la crescita: faticano ad accedere a capitale di rischio (equity), che, invece, rappresenta una fonte importante per le imprese innovative negli Stati Uniti. Da un lato migliorare l’accesso al capitale di rischio per le imprese europee, dall’altro garantire una regolamentazione chiara e coerente all’interno del mercato unico dell’Unione europea è considerato una condizione necessaria affinché le aziende cleantech europee possano competere a livello globale e contribuire alla transizione verso un’economia più sostenibile.

«Il Gruppo Bei si impegna a sostenere la competitività dell’Europa investendo nelle tecnologie a zero emissioni nette e nell’efficienza delle risorse», ha spiegato Nadia Calviño, presidente della Banca europea per gli investimenti. «Il capitale di rischio e i finanziamenti strategici che offriamo agli innovatori delle tecnologie pulite ci consentono di promuovere lo sviluppo e l’adozione di tecnologie all’avanguardia e quindi una crescita più verde e più equa nonché un futuro sostenibile». Nello specifico il gruppo Bei ha lanciato programmi come l’Iniziativa per i campioni tecnologici europei – European Tech Champions (ETCI) – e l’Iniziativa Scale-up. Entrambi sono strumenti che prevedono dei meccanismi di finanziamento, tra cui prestiti, garanzie, capitale di avviamento, sostegno al capitale di rischio e venture debt strategico, finalizzati a colmare il deficit di risorse e a sostenere le imprese nelle varie fasi di crescita.

«Diffondere le tecnologie pulite e sostenibili è essenziale per garantire un futuro migliore – ha aggiunto António Campinos, presidente dell’Ufficio europeo dei brevetti –. Se da un lato è incoraggiante vedere gli inventori nell’Ue fare da capofila nella brevettazione delle tecnologie verdi, dall’altro è fondamentale che a livello di proprietà intellettuale mondiale si continui ad approfondire la collaborazione. La scorsa estate è stato rafforzato il quadro giuridico dell’Ue di tutela dell’innovazione con l’incarico all’Ueb di amministrare il nuovo sistema brevettuale unitario, che fornisce una protezione brevettuale più economica e più semplice in 17 Stati membri dell’Ue sotto forma di diritto unico».

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