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Il 2023 non è stato un anno da ricordare per le famiglie. Certo, è calato il numero degli italiani a rischio povertà. In compenso è aumentata la percentuale di coloro che sono in grave difficoltà, oltre un italiano su quattro

Gli ultimi dati che arrivano dall’Istat confermano l’importanza dei bonus e dei sussidi per fare fronte alla crisi economica, dall’assegno unico ai sussidi per le bollette elettriche fino al taglio del cuneo fiscale. Ma l’emergenza non è ancora finita. È vero, come ha spiegato sempre ieri la Confcommercio, che nel 2024 l’economia italiana sta marciando a ritmi sostenuti, con i consumi in crescita dello 0,9% e il reddito disponibile addirittura dell’1,4%. I risultati del report messo a punto dall’associazione del terziario insieme con il Censis mostra però che il clima è ancora segnato da «sfiduca e incertezza» mentre «reddito e consumi pro-capite non hanno ancora recuperato i livelli del 2007». 

Le intenzioni di acquisto dei consumatori italiani restano, infatti, «molto moderate» anche perché il saldo tra ottimisti e pessimisti sulle aspettative future a sei mesi è «inferiore di 10 punti rispetto a un anno fa». Persiste insomma un timore di tornare a livelli di crescita anemica «come negli anni del declino» che vanno dall’introduzione dell’euro alla pandemia. Di fronte a questo scenario per il presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli, occorre insistere su una repentina riduzione dei tassi di interesse da parte della Bce, per dare uno stimolo in più alla crescita economica.

Tornando ai dati Istat, emerge che il 22,8% della popolazione italiana è a rischio di povertà o esclusione sociale, un valore in calo rispetto al 24,4% del 2022 ed è il risultato di una riduzione della quota di popolazione a rischio, che si attesta al 18,9% (dal 20,1% dell’anno precedente), pari a poco più di 11 milioni di persone, e di un contemporaneo lieve aumento della popolazione in condizione di grave deprivazione materiale e sociale (4,7% rispetto al 4,5%), pari a quasi 2,8 milioni di individui. Rimane, anzi si accentua, la differenza tra Nord e Sud del Paese. Rispetto al 2022 si osserva un aumento delle condizioni di grave deprivazione in particolare al Centro e al Sud e nelle Isole, mentre la riduzione della popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale è particolarmente marcata al Nord. Le associazioni dei consumatori denunciano dati «non degni di un Paese civile», come afferma Assoutenti, addirittura «da terzo mondo», secondo l’Unc.

Antonio Troise, Economia – QN Il Resto del Carlino, 8 aprile 2024

Carlo Sangalli – Presidente Confcommercio Imprese per l’Italia



 

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