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Come fermare la fuga dei medici italiani oltreconfine? Premiare il merito è la parola d’ordine per Rocco Bellantone, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), che spiega la sua ricetta in un’intervista a Quotidiano Sanità: riaumentare il numero dei primariati e reintrodurre il triplice ruolo di primario-aiuto-assistente; aumentare le retribuzioni, ma differenziandole a seconda delle performance e del tipo di specialità o di attività; rivedere l’intramoenia, aprendola solo a chi raggiunge determinati obiettivi come lo smaltimento delle liste d’attesa. E poi in generale più controlli, perché le regole vanno fatte rispettare.

“La situazione in cui ci troviamo oggi – premette il Bellantone – è figlia di riforme e controriforme del passato che de facto hanno appiattito la professione. Prima di tutto l’abolizione del triplice ruolo di primario-aiuto-assistente credo sia stato un errore clamoroso, col risultato che praticamente non ci sono differenze stipendiali tra inizio e fine carriera. Ecco perché a mio avviso sarebbe giusto reintrodurre i tre ruoli. Ma non solo. Bisognerebbe riaumentare il numero dei primariati che sono stati incredibilmente falcidiati togliendo quindi possibilità di carriera ai medici”.

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Quanto agli stipendi, troppo bassi a detta di molti camici bianchi che scelgono di abbandonare il Paese, “le retribuzioni vanno aumentate, ma andrebbero differenziate”, precisa Bellantone. “E’ assurdo che tutti prendano praticamente la stessa cifra. Un cardiochirurgo che effettua trapianti – chiarisce – non può prendere lo stesso di un medico che svolge attività più di routine, ad esempio. E poi servono i controlli”.

“I medici, in sostanza, non vengono mai valutati. Invece – suggerisce Bellantone – sarebbe fondamentale inserire obiettivi e conseguenti valutazioni sul loro raggiungimento, cui dovrebbe essere legata la retribuzione. Si fa in tantissimi mestieri e non capisco perché in sanità non lo si possa fare. E poi andrebbe presa la decisione, molto difficile mi rendo conto, di pagare in maniera differente a seconda del tipo di specialità o di attività che si fa. In tutto questo si dovrebbero poi prevedere degli incentivi economici e di carriera per chi lavora in zone disagiate che sono le prime a soffrire dello spopolamento di professionisti sanitari”.

Capitolo carenza di personale, che costringe a turni massacranti, altro elemento denunciato da chi si sposta all’estero. “Anche in questo caso – prosegue Bellantone – i risultati nefasti dei tagli indiscriminati al numero delle borse di specializzazione avvenuto nel passato li stiamo vedendo ora e ci vorrà del tempo prima di tornare ad una situazione di ricambio generazionale più sana”.

Bellantone affronta poi il capitolo intramoenia: “Oggi non va bene. Per me l’attività libero professionale dovrebbe essere aperta ma solo a chi raggiunge gli obiettivi”. Un esempio: “Ogni trimestre bisognerebbe valutare chi lavora nel pubblico. Chi ha raggiunto gli obiettivi, come quello dello smaltimento delle liste d’attesa, è libero di esercitare tutta la libera professione che vuole, chi invece non ha raggiunto i target non dovrebbe poterla fare. E’ semplicemente un discorso di merito che va assolutamente reintrodotto nella sanità italiana”.

Infine la riforma delle liste d’attesa su cui sta lavorando il ministero della Salute, con il contributo dell’Iss a cui spetterà stilare le indicazioni per l’appropriatezza prescrittiva. A che punto siamo? “L’Istituto, in collaborazione strettissima con le società scientifiche – risponde Bellantone – sta conducendo un lavoro enorme per creare linee guida e buone pratiche. Il problema poi sarà quello cronico del nostro Paese: far rispettare le regole. Sono convinto che in un anno riusciremo a fornire le indicazioni, ma le Regioni dovranno farle rispettare”.

Redazione Nurse Times

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